
Fotovoltaico e blackout: cosa succede davvero (e come proteggere la tua casa)
Fotovoltaico e blackout: cosa succede davvero (e come proteggere la tua casa)
Quando “salta la luce” tutti ci facciamo la stessa domanda: il fotovoltaico mi tiene accesa la casa? La risposta corretta è: dipende da come è stato progettato l’impianto. In questo articolo spieghiamo con chiarezza cosa accade a un impianto fotovoltaico con e senza accumulo in caso di blackout, quali funzioni servono per avere continuità di servizio, come dimensionare correttamente la batteria e quali errori evitare.
Il nostro obiettivo è semplice: darti gli strumenti per scegliere con serenità e posizionare Serenergy come partner tecnico capace di progettare sistemi sicuri, conformi e davvero utili, anche quando la rete cade.

Perché molti impianti si spengono quando va via la luce
Gli impianti “classici” (senza batteria) sono connessi alla rete. Gli inverter sono programmati per staccarsi immediatamente se la rete cade: è una norma di sicurezza, serve a evitare che un impianto domestico rimetta tensione su una linea che i tecnici stanno riparando (antiaislanding).
Tradotto: anche se c’è sole, l’inverter vede che la rete manca e si ferma. Il fotovoltaico, da solo, non è un gruppo di continuità.
È una di quelle cose che non sempre si dice chiaramente in fase di preventivo, ma è fondamentale saperlo prima di firmare.
Quando il fotovoltaico rimane acceso: batteria e funzione di backup
Se vuoi continuità, va previsto a progetto un sistema Fotovoltaico + accumulo con uscita di backup (la trovi chiamata EPS, “isola”, “backup”). Non tutte le batterie e non tutti gli inverter la supportano: è una scelta tecnica precisa.
Le tre strade che proponiamo più spesso
1) Backup essenziale (su poche prese)
Una piccola uscita dell’inverter alimenta linee dedicate quando manca la rete: luci principali, router, frigorifero, caldaia o pompa di calore lato elettronica.
Pro: è il modo più semplice per non rimanere “spenti”.
Limite: la potenza non è altissima (qualche kW), quindi forno o induzione insieme non sono l’idea migliore.
2) Sottoquadro “utenze essenziali”
Realizziamo un sottoquadro che raccoglie le linee importanti e lo colleghiamo al backup dell’inverter.
Pro: gestisci meglio cosa rimane acceso; l’autonomia si allunga perché non sprechi energia in carichi inutili.
Limite: serve un minimo di lavoro sull’impianto elettrico, ma è quello che ci permette di consegnarti un sistema “furbo”.
3) Backup dell’intera casa (con commutatore/ATS)
Un commutatore automatico isola tutta l’abitazione dalla rete: l’inverter lavora in isola e alimenta l’impianto completo entro i limiti di potenza e batteria.
Pro: comodità massima, senti davvero poca differenza.
Limite: qui la potenza di backup conta tantissimo. Se sommi induzione + forno + asciugatrice rischi di superarla; si progetta proprio per evitarlo.
Nota pratica: con molti inverter ibridi moderni, quando c’è sole il sistema in isola riesce a caricare la batteria e ad alimentare la casa anche durante il blackout. Non è un dettaglio: significa estendere l’autonomia senza toccare nulla.
“Cosa posso tenere acceso?” La risposta che diamo ai clienti
Dipende da tre fattori:
Potenza continua di backup dell’inverter (quanti kW regge “in tiro”);
Capacità utile della batteria (i kWh davvero utilizzabili) e stato di carica;
Sole disponibile in quel momento.
Esempio concreto: inverter con 5 kW continui in backup, batteria 10 kWh.
Frigo, luci LED, router, TV/IT e la parte elettronica della caldaia vanno avanti per ore. Se provi ad accendere induzione e forno insieme, il sistema può limitare o avvisare: non manca l’energia “totale”, ma entra in gioco il tetto di potenza in uscita backup.
È qui che il progetto fa la differenza: decidiamo cosa deve restare "vivo" e dimensioniamo di conseguenza.
Quanta batteria serve per stare tranquilli?
Non esiste la taglia “giusta per tutti”. Esiste un metodo che usiamo sempre per progettare un impianto su misura per i nostri clienti, in cui valutiamo:
Elenco carichi essenziali (con potenza realistica e ore d’uso).
Potenza minima richiesta per tenerli tutti accesi insieme, con 20–30% di margine.
Autonomia desiderata senza sole (es. 4–6 ore serali).
Capacità utile = potenza × ore (tenendo un SOC di riserva: le batterie non si portano mai a 0%).
Per molte abitazioni la fascia 7–10 kWh è un ottimo punto di partenza.
Se dentro agli “essenziali” metti anche una pompa di calore o carichi termici più intensi, si sale di taglia—e, soprattutto, si sceglie un inverter con più kW di backup.

Esempio realistico – famiglia tipo (6 kWp + batteria 10 kWh)
Configurazione: fotovoltaico da 6 kW, accumulo 10 kWh, inverter ibrido con backup ≥ 5 kW, energy manager attivo.
Scenario blackout: la casa commuta in isola in automatico. Restano accesi luci, prese selezionate, frigo, router, parte elettronica della caldaia. Se arriva un picco “da cucina elettrica”, il sistema lo gestisce fin dove consente la potenza in backup. Nel pomeriggio, con sole, l’inverter in isola alimenta e ricarica: autonomia reale che si allunga.
Nella vita di tutti i giorni: la stessa configurazione, senza richiederti cambi di abitudini, sposta gran parte dei consumi dalla rete ai kWh autoprodotti e accumulati, con un taglio bolletta che vediamo spesso tra 50% e 75% su base annua (dipende da profilo, zona, ombreggiamenti, taglie).
Sicurezza e conformità: dettagli che evitiamo di dare per scontati
Quando montiamo un backup, non è “solo una batteria in più”. È un impianto elettrico che deve rispettare norme e buon senso:
Dispositivo di interfaccia e antiaislanding a norma.
Sezionamento chiaro: in isola la casa non deve poter rimandare energia in rete.
Protezioni corrette (differenziali, magnetotermici, SPD) e selettività dove serve.
Quadro essenziali pulito, etichettato, testato.
Firmware aggiornati: sembra banale, ma gli update migliorano gestione e affidabilità.
Consegniamo sempre un collaudo con test di commutazione e prova di carichi in backup: sapere che funziona prima del primo blackout è parte del nostro mestiere.
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Errori che vediamo spesso (e come evitarli)
“Tutta la casa in backup con 3–5 kW”: sulla carta suona bene, nella pratica porta scatti continui. Meglio un sottoquadro essenziali fatto bene o un backup totale con potenza adeguata.
Guardare solo i kWh e non i kW: la capacità della batteria ti dice “per quanto”, ma la potenza di uscita ti dice “quanti elettrodomestici insieme”.
Dare per scontato che ogni batteria faccia da UPS: non è così. La funzione backup/EPS va prevista e cablata.
Niente collaudo: senza prove reali, la prima “verifica” arriva… il giorno del blackout. Con Serenergy il test si fa in consegna.
FAQ - Le domande che ci vengono fatte più spesso
Il fotovoltaico senza batteria funziona quando salta la luce?
No. Per sicurezza l’inverter si disconnette e l’impianto si ferma.
Con la batteria resto comunque al buio?
Se c’è la funzione di backup no: l’inverter entra in isola e alimenta le linee previste. L’autonomia dipende da batteria e carichi accesi.
Durante il blackout posso ricaricare la batteria col sole?
Con molti inverter ibridi sì: FV → casa e FV → batteria anche in isola. È un requisito che verifichiamo in fase di scelta.
Posso usare tutto come se niente fosse?
Dipende dalla potenza di backup. Con 5–6 kW gestisci bene la maggior parte dei carichi domestici, ma “forno + induzione + asciugatrice” insieme possono superare il limite. Il progetto serve proprio a evitare questi casi.
Quanta autonomia posso aspettarmi?
Batteria 10 kWh e carichi essenziali da 0,5–1 kW → parecchie ore. Se attivi carichi medi, scende. Con sole, l’autonomia si estende.
La commutazione è istantanea?
Parliamo di decine di millisecondi fino a pochi secondi, secondo modello. Se hai dispositivi molto sensibili, scegliamo inverter con tempi più stretti.
Serve manutenzione speciale?
Niente di complicato: consigliamo un test annuale della funzione backup e l’aggiornamento dei firmware.
È tutto a norma?
Sì, se fatto come si deve: dispositivi conformi, sezionamenti corretti e messa a terra a regola d’arte. Improvvisazioni, invece, sono pericolose e vietate.
Conclusioni: progettare oggi per non fermarti domani
Un impianto fotovoltaico può fare molto anche quando la rete cade—ma va progettato con criterio: batteria giusta, potenza di backup adeguata, linee essenziali ben definite e un collaudo che non lasci dubbi.
Qui in Serenergy questo è il nostro lavoro quotidiano:
analizziamo i tuoi carichi reali,
dimensioniamo inverter e batteria sulle tue priorità,
predisponiamo il quadro giusto,
testiamo il tutto prima di consegnare.
Così, se domani salta la luce, casa tua continua a vivere.
Vuoi capire qual è la soluzione più adatta alla tua abitazione? Parliamone: ti prepariamo un progetto chiaro, senza sorprese, pensato per darti continuità, comfort e bollette più leggere.
